La Storia
Ultima modifica 24 giugno 2024
Collocata sulle cime più elevate dei Monti della Tolfa prospicienti il litorale tirrenico tra Roma e Civitavecchia, Allumiere è posta al centro di una zona ricca di storia, di notevole interesse naturalistico e archeologico. Le origini risalgono a tempi antichissimi.
Le prime testimonianze di un insediamento umano nel territorio risalgono infatti all'epoca preistorica: utensili in pietra lavorata, appartenenti a piccoli nuclei umani dediti alla caccia e alla raccolta dei prodotti naturali e reperti risalenti all'età del Bronzo (II millennio a.C. - cultura Appenninica e cultura Protovillanoviana).
La civiltà etrusca è invece comprovata dalla presenza delle necropoli di Colle di Mezzo e di Bandita Grande, databili tra il VII secolo e la fine del IV sec. a.C. Alcuni resti di ville rustiche indicano l'agricoltura quale attività prevalente in epoca romana e per tutto il Medioevo, fino alla scoperta delle cave di alunite, minerale da cui si ricava l'allume di rocca, elemento importante nella lavorazione delle pelli e dei tessuti.
Intorno al 1460, Giovanni Da Castro, commissario dello Stato Pontificio, individuò nel territorio dei Monti della Tolfa delle piante di agrifoglio.
In Oriente, dove lavorò anni prima nel settore tessile, questa pianta segnalava, al disotto delle sue radici, la presenza di alunite: piccoli scavi nel terreno, misero alla luce numerose pietre di questo prezioso minerale. L'area della scoperta era in prossimità dell'attuale centro abitato di La Bianca,(nato poco dopo, intorno ad uno stabilimento per la lavorazione del caolino).
Nel 1462, Giovanni Da Castro, ebbe la concessione da parte dello Stato Pontificio, per l'estrazione dell'alunite. La tecnica estrattiva impiegata era quella dello scavo a cielo aperto; questa tecnica di scavo, praticata per quasi tre secoli, ha alterato la fisionomia del paesaggio per via delle enormi spaccature e crateri praticati dall'uomo sul territorio per estrarre il minerale.
La svolta nella produzione dell'allume, si ebbe dopo il 1500 ad opera di Agostino Chigi, detto il magnifico che, da appaltatore delle cave di alunite dal 1500 al 1520, spostò gli impianti di produzione ai piedi di Monte Roncone, oggi Monte delle Grazie. Costruì, lo stabilimento per la lavorazione del minerale, un acquedotto e un villaggio minerario per gli operai.
Tutto il complesso acquisì il nome di Le allumiere (sul villaggio minerario crescerà poi l'attuale paese di Allumiere).
Nel 1870 con l'entrata dello Stato Italiano, l'intera industria dell'allume passò alla Societè Financière de Paris, la produzione era notevolmente ridotta rispetto al boom di quasi un secolo prima, a causa dell'ormai bassa richiesta di mercato.
Nel 1879 troviamo che lo stabilimento è stato trasferito nella vicina Civitavecchia, e ceduto alla "compagnia generale dell'allume romano", il personale continuò a diminuire e nel 1888 troviamo che solamente 88 erano i minatori rimasti, la produzione si trascinò ancora fino al 1928 quando tutto il complesso passò alla "società italiana per le industrie minerarie" i debiti aumentarono ed intorno agli anni quaranta tutto fu trasferito alla "Montecatini" che cessò ogni attività' pochi anni dopo.
Finiva così quell'avventura mineraria cominciata nel XV secolo che era arrivata a diventare per parecchi decenni la più importante in Europa.
Il comune di Allumiere si trova sui Monti della Tolfa, complesso collinare che presenta delle particolari caratteristiche che hanno facilitato l'insediamento umano e lo sfruttamento del territorio sin da epoche antichissime. La presenza di zone montagnose e di aspri dirupi ha facilitato lo stabilirsi di insediamenti naturalmente fortificati e nascosti e, al tempo stesso, la vicinanza al mare ha permesso di mantenere scambi e contatti con il mondo esterno grazie ai porti principali di Pyrgi, di Tarquinia e di Civitavecchia.
La posizione naturale propizia più elevata e salubre rispetto alle zone malariche della bassa Maremma e del circondario di Roma, l'estensione di boschi e pascoli, la posizione strategicamente favorevole durante le incursioni dei pirati saraceni sono anche questi fattori che hanno notevolmente condizionato l'occupazione dei Monti della Tolfa.
Il comune di Allumiere, posizionato nel cuore dei Monti della Tolfa è delimitato a Ovest dalla costa tirrenica laziale compresa tra Civitavecchia e Santa Severa, a Est dai rilievi interni del viterbese, a Nord dal fiume Mignone. La conformazione del territorio è stata fortemente influenzata dalle attività dei vulcani Ernici, Sabatino e Laziale, le cui tracce sono ancora oggi riscontrabili nei tre sistemi lacustri di Vico, di Bracciano-Martignano e di Bolsena. La genesi del territorio è segnata da una lunga vicenda geologica scandita da tre fasi di vulcanesimo che risalgono rispettivamente al periodo eocenico, alla fine del Miocene e al Quaternario; queste fasi hanno originato nel medesimo comprensorio tre settori a caratteristiche morfologiche differenziate. Il primo, disposto entro il centro di Allumiere, è ad orografia più marcata (vulcaniti in domi e depositi ignimbritici) dove le cime più elevate, comprese mediamente tra i 40 e i 500 m s.l.m. possono talora superare i 600 m s.l.m. (Monte delle Grazie, Monte della Frombola e Monte Sassicari). Il secondo settore a Nord di Civitavecchia, il cosiddetto gruppo della Tolfaccia, è costituito da strutture laviche isolate che formano pareti a picco; il terzo è caratterizzato da un'ampia zona collinare che circonda tutto il sistema montuoso e presenta versanti dolci e declivi lungo la valle attraversata dal corso inferiore del Mignone.
La Bianca
La Bianca è la frazione di Allumiere il cui nome, rimasto invariato nel tempo, sta ad indicare la pietra bianca del caolino che vi veniva estratta.
"Le cave come le miniere hanno segnato in modo indelebile la nostra storia, il nostro carattere, la cordialità della nostra comunità".
Oggi la Bianca con i suoi ristoranti tipici, in cui è possibile apprezzare a costi contenuti i prodotti biologici del luogo, è ritrovo di turisti provenienti da tutte le parti d'Italia.
Oltre ai sapori di una volta è possibile visitare il faggeto e gli itinerari archeologico-naturalistici provvisti di tabelle didattiche esplicative.
Il Faggeto assume un ruolo importante anche dal punto di vista storico, infatti al suo interno si trovano i segni evidenti dell'attività estrattiva dell'alunite.
Le due cave più importanti, la Cava del Silenzio (un tempo Cava del Moro), a cielo aperto, e la Miniera di S.Barbara, in galleria, testimoniano i due metodi di estrazione utilizzati.
Questa faggeta merita una visita anche per quanto riguarda l'interesse archeologico, infatti sopra Monte Elceto è presente uno dei più grandi abitati protovillanoviani della zona.
Nelle afose giornate estive tutto il comprensorio dell'alto Lazio si ritrova nei boschi della Bianca, per una passeggiata, per un'escursione o semplicemente per apprezzare i silenzi, i colori, i profumi del Parco.
Le castagne
Una volta le castagne erano chiamate pane d'albero, ed erano una risorsa insostituibile per i contadini del nostro paese perché riuscivano, nei momenti difficili, a risolvere il problema dei pasti giornalieri, rendendoli più saporiti e sostanziosi.
Le castagne hanno senza dubbio costituito un elemento importante nell'alimentazione delle popolazioni locali, e sono state consumate in svariati modi e in diverse combinazioni con altri alimenti(tipico dolce delle nostre zone è il castagnaccio).
Il castagno inoltre forniva altri indubbi benefici: la legna sia da ardere che da costruzione, lo strame, la possibilitàdi effettuare il pascolo all'interno delle selve castanili ed infine il tannino, un tempo indispensabile per la concia delle pelli.
Il castagno venne soprattutto coltivato nella forma da frutto, con la formazione di innumerevoli varietà locali di castagna pregiata, marroni e gentili.
Principi nutritivi delle Castagne
La composizione ed il valore calorico, oltre all'acqua, rivela la forte presenza di sali minerali, soprattutto di potassio, seguito da fosforo, zolfo, magnesio, cloro, calcio, ferro, sodio. Tra le vitamine sono presenti la vitamina C, B1, B2, PP.
I principi nutritivi contenuti sono: gli zuccheri, le proteine e i grassi.
Le castagne hanno proprietàenergetiche, rimineralizzanti, toniche muscolari e venose, sono antianemiche e antisettiche.
Mature e ben cotte sono molto efficaci nelle astenie fisiche ed intellettuali. Sono ottime per le persone anemiche, per gli anziani, per i bambini, per i convalescenti, sono curative per le varici e le emorroidi, combattono i reumatismi cronici e l'invecchiamento della pelle e non dimentichiamo che sono di facile digestione.
In autunno ad Allumiere ogni anno viene promossa la castagna mediante la sagra della castagna e del pane giallo
Il sottobosco
I tartufi e funghi porcini sono prodotti spontanei, raccolti manualmente rispettando le norme regionali per la raccolta. Vengono consumati freschi, essiccati o sott'olio.
Vengono consumati con molti abbinamenti: sia con primi piatti, sia come accompagnamento di secondi piatti, sia sott'olio come antipasti.
Il territorio
Il vasto territorio di Allumiere (circa 7.000 ettari), è leader nella produzione di agricoltura e allevamento biologico.
L'enorme produzione di grano duro biologico ha reso possibile la realizzazione e commercializzazione del tradizionale pane giallo.
Il pane giallo di Allumiere viene cotto in forni a legna rispettando la tradizione medioevale e assicurando al prodotto un gusto unico. Questa particolaritàfa si che questo pane sia richiesto e commecializzato anche in America.
Il palio delle contrade del comune di allumiere
Premessa
Secondo la tradizione le origini di questa manifestazione risalgono ai primi anni del 1500, quando Agostino Chigi “Il Magnifico”, al tempo appaltatore delle miniere di allume (dalle quali Allumiere trae il nome e le origini), volle riprodurre quel folklore tipico di Siena, sua città natale, organizzando delle corse con gli asini nel piazzale antistante lo stabilimento.
Nella versione moderna il Palio delle Contrade inizia l’11 settembre del 1965 nell’ambito dei festeggiamenti in onore della Madonna delle Grazie, ma dall’anno seguente la data è stata definitivamente fissata nella prima domenica dopo il 15 agosto che è la data in cui si festeggia la patrona del paese, la Madonna Assunta in Cielo.
Il Palio
Il Sabato precedente la competizione, nella piazza del paese, si svolge la tradizionale “provaccia”, ossia la prova degli asini che il giorno successivo scenderanno in pista a contendersi il Palio, mentre in ognuna delle sei contrade (Burò, Ghetto, La Bianca, Nona, Polveriera e S. Antonio), viene organizzata una festa all’interno del proprio territorio con la distribuzione gratuita di vino, dolci,, prodotti tipici locali con la partecipazione di gruppi musicali che accompagnano le centinaia di persone che ballano al suono della loro musica.
Il palio vero e proprio inizia la domenica mattina dove, dopo la messa solenne partecipata da tutti i presidenti dei rioni e dai vari contradaioli, ha luogo la benedizione degli asini e la loro “punzonatura” o numerazione.
Si tratta di riti ormai consolidati nel tempo, che si ripetono uguali a se stessi con una puntigliosa precisione, ma che ogni anno assumono un significato nuovo rispetto al passato.
Al termine di queste operazioni i presidenti, i barbareschi ed i fantini delle sei contrade si ritrovano nell’aula consiliare del palazzo comunale, ove le autorità locali (Sindaco e Presidente della Pro-Loco) procedono al sorteggio in cui ad ogni rione viene assegnata, per ciascuna batteria, la propria postazione di partenza da uno delle sei gabbie.
Alle ore 17,00 ha inizio la passeggiata storica in costumi cinquecenteschi, aperta dall’ultima contrada vincitrice del palio antecedente (le altre sfilano nell’ordine di classifica dell’anno precedente) e chiusa dal “carroccio” trainato dai buoi, che trasporta l’ambito “Cencio” ogni anno dedicato a una ricorrenza, un personaggio, un importante evento locale o nazionale.
Le raffigurazioni del “Cencio” sono dipinte a mano da pittori locali e possono richiamare le più varie tematiche come la fame nel mondo o il viaggio sulla luna, possono essere la celebrazione di un’anniversario, o essere dedicate a un personaggio storico o a una figura religiosa; ogni anno “il dipinto” è il frutto di un concorso specifico.
Il corteo storico in costumi cinquecenteschi, inizialmente non troppo considerato, si è progressivamente guadagnato uno spazio sempre più importante, sia nell’organizzazione interna, sia tra i turisti che affollano Allumiere il giorno del Palio.
Gli abiti d’epoca, i vari accessori, il portamento dei figuranti, sono così curati che lo speciale premio istituito diventa oggetto di una particolare disputa tra le sei contrade, tanto da essere assegnato da una giuria, ogni anno diversa, composta da docenti universitari, professori di storia dell’arte, costumisti e scenografi.
Secondo l’art.4 del primo regolamento ogni contrada sfilava con “paggi, valletti, tamburini, alfieri, porta insegna, palafrenieri e fantini”, ma oggi le varie contrade hanno aggiunto molti altri figuranti al proprio corteo; tutti accuratamente vestiti in abiti d’epoca.
Nei mesi estivi ogni piazzale delle contrade si trasforma in una sartoria a cielo aperto, ove tutto viene realizzato artigianalmente.
Va sottolineato che ogni partecipazione o impegno, non viene assolutamente remunerato, si tratta di lavoro volontario incentivato solo dall’appartenenza al rione e all’attaccamento alle proprie tradizioni.
Nella sfilata un altro dei momenti suggestivi del Palio delle Contrade è l’esibizione degli sbandieratori …….……..per i giovani è un onore vestire i panni di alfieri con i colori della propria contrada e per conquistare l’ambito premio i ragazzi si sottopongono a duri allenamenti provando in gran segreto la sincronia dei movimenti e gli esercizi da presentare davanti alla giuria.
C’è poi da notare la corrispondenza e la collaborazione tra le varie contrade e altri paesi del Lazio, dell’Umbria, della Toscana da cui si affittano i costumi o gli asini e con cui si instaurano rapporti di amicizia; ci sono state anche collaborazioni con gli sbandieratori di Siena, pagati dalle contrade per venire ad esibirsi ad Allumiere.
Il momento più emozionante e coinvolgente di tutta la manifestazione è ovviamente la corsa degli asini montati a peno (cioè senza sella).
La formula attuale prevede tre carriere o batterie che assegnano a ciascuna 12 punti alla prima contrada classificata quindi 10 8 6 4 2.
La contendente che ha totalizzato il maggior numero di punti si aggiudica il palio mentre in caso di parità di punteggio tra due o più contrade è prevista una batteria di spareggio.
Durante le batterie la piazza diventa un’arena, dove ogni contrada ha allestito il proprio palco e da dove si darà sfogo a cori , canti e, a seconda dei destinatari, sberleffi o grida di incoraggiamento.
E’ questo il momento più importante per i contradaioli, per i cittadini del paese, per i visitatori occasionali, per i turisti.
Aggiudicato “il cencio” la festa continua, fino a tarda notte, nella piazza della contrada che ha vinto il Palio.
Arte e cultura ad allumiere
Nell’arco dell’anno in Allumiere si svolgono una serie di manifestazioni culturali e artistiche che comportano un coinvolgimento popolare.
Queste tendono alla riscoperta di usanze e tradizioni del nostro territorio oltre che allo sviluppo di nuove modalità di comunicazione.
Gli interventi che si realizzano vedono un largo coinvolgimento della popolazione e hanno una notevole ricaduta sociale poichè sono profondamente connessi alla realtà territoriale.
In questo ambito vengono organizzati concerti musicali (concerti di musica classica, corale, liturgica), mostre fotografiche, esposizioni pittoriche, spettacoli teatrali e di danza.
Le contrade
Le Contrade ufficiali sono sei ognuna ha una sua storia: il nome e lo stemma hanno un preciso significato.
BURO’: deriva dalla parola francese “bureau” ed indica il luogo in cui erano gli uffici della direzione delle miniere di allume durante l’appalto delle “Societè Finanziere de Paris” nella seconda metà dell’800; lo stemma rappresenta un arco presente nella contrada; i colori sono il bianco ed il nero.
Presidente Sig. Stefanini Stefano
Ghetto: è il nome del luogo in cui sorsero le prime case dei minatori grazie alla concessione del terreno da parte di Papa pio VI; inizialmente fu chiamato “borghetto” e successivamente ghetto; lo stemma rappresenta una fontana presente nella contrada; i colori sono il giallo e il rosso.
Presiente Sig. Monaldi Andrea
La bianca: il nome deriva dal colore dell’allume, fu la prima zona dove intorno al 1462 vennero aperte le cave per l’estrazione del minerale; lo stemma rappresenta la pianta di agrifoglio, la pianta che, secondo la tradizione è legata alla presenza dell’allume, i colori sono il bianco e il verde.
Presidente Sig. Stefanini Dino
Nona: dal nome di una contrada presente a Civitavecchia la nona contrada che possiede costruzioni molto simili a quelle delle Contrada di Allumiere: lo stemma rappresenta uno stabilimento per la lavorazione dei minerali di allume; i colori sono il rosso e il verde.
Presidente Sig. Pistola Pietro
Polveriera: il nome deriva dalla torre della polveriera nella quale si custodiva la polvere da sparo utilizzata nelle miniere; lo stemma raffigura un mulino risultato della
trasformazione della torre in un mulino a vento per la lavorazione del grano; i colori sono il rosso e il blu.
Presidente Sig. Annibali Daniele
S. Antonio: i nome deriva dall’edicola presente nella contrada dedicata al santo; lo stemma mostra l’edicola del santo; i colori sono il bianco e il rosso.
Presidente Sig. Superchi Sante
Il Presidente dell'Associazione delle Contrade "A. Chigi" è la Dott.ssa Ceccarelli Giuliana , che ha l'importante ruolo di coordinare tutte le Contrade.
Ogni contrada ha una organizzazione complessa; c’è un direttivo composto da presidente, vice presidente, segretario, cassiere; poi ci sono i barbareschi, il maniscalco, i fantini, il responsabile dei festeggiamenti e dei costumi, gli sbandieratori che insieme ai quaranta figuranti sfilano nel corteo storico; poi ancora le sarte, il gruppo coreografico, gli stallieri, i cuochi delle cene sociali, gli attivisti, i tesserati e i sostenitori.
Ma i protagonisti indiscussi del palio delle contrade sono i fantini e gli asini un binomio in grado di infiammare i cuori dei contradaioli di gioia immensa o viceversa di procurar loro una delusione tremenda a seconda degli esiti positivi o negativi della contesa.
Da notare che la cura e l’allenamento degli asini, impegnando gli addetti ai lavori per circa tutto l’anno, ha permesso il mantenimento della razza asinina che era in via di estinzione.
Ma il coinvolgimento non riguarda solo i fantini e gli stallieri, ma molte altre persone: varie infatti sono le scadenze da rispettare e le iniziative da realizzare, specie quelle finalizzate a reperire i fondi indispensabili per coprire le ingenti spese di gestione tra cui spiccano l’acquisto e il mantenimento degli asini, delle stalle, la realizzazione dei costumi storici, l’affitto dei locali e delle sedi dove periodicamente i vari direttivi si incontrano, discutono e propongono iniziative per la buona riuscita della manifestazione.
E’ proprio nella peculiare organizzazione delle singole contrade, nell’operosità dei contradaioli, nella passione e nel desiderio di rendere sempre più originali le proprie iniziative che trae origine il successo indiscusso che la manifestazione ottiene ogni anno.